Il mondo del lavoro, come ogni altro aspetto sociale, è in costante evoluzione. L’ambiente organizzativo sta diventando sempre più volatile, complesso e ambiguo e questo spinge le aziende a ricercare nuove soluzioni per adattarsi alle nuove esigenze di flessibilità. L’ultimo fenomeno in questo senso è il cosiddetto Smart Working.
Secondo recenti studi del Politecnico di Milano entro il 2024 il 70% delle aziende italiane potrebbe adottare lo Smart Workinge, di conseguenza, avviare una totale rivisitazione degli spazi e delle modalità di lavoro. L’Osservatorio Smart Working ha stimato il 30% di risparmio a livello di costi aziendali, oltre al 15% di aumento di produttività dei dipendenti .
Una nuova filosofia manageriale, dunque, fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati, sancita anche da una legge – la 81 del 2017.
Lo Smart Working, in sintesi, si fonda su un cambio di paradigma in cui il lavoro è legato agli obiettivi e non più alla quantità di tempo impiegato per realizzarlo, né al luogo fisico in cui esso viene svolto. Si passa, quindi, dal concetto di quantità a quello di qualità.
In Italia il fenomeno continua a crescere e svilupparsi, tanto da poter parlare di un vero e proprio boom tra le imprese, con in testa le più grandi che, oltre a ripensare in ottica di maggiore autonomia l’organizzazione del lavoro, hanno previsto anche un ripensamento concettuale e funzionale degli spazi lavorativi.
Per poter ri-pensare i luoghi di lavoro in modo flessibile è necessario tener conto di alcuni aspetti che sono mutati nel tempo ovvero i comportamenti, la tecnologia e la percezione dello spazio fisico.
All’origine del fenomeno Smart Working
Uno degli elementi chiave, dunque, è la modifica della nostra percezione dello spazio e del tempo. Abbiamo nuove e diverse possibilità d’interazione, ma negli uffici e negli altri luoghi di lavoro tradizionali troviamo omologazioni, organizzazioni e regole che poco si adattano alle nuove esigenze lavorative contemporanee.
Un altro aspetto fondamentale è la continua evoluzione della tecnologia, che non solo consente una comunicazione più semplice e veloce, ma ha anche modificato la destinazione d’uso degli spazi stessi. Lo spazio di lavoro non è più, dunque, il luogo dove si producono beni e servizi ma è, piuttosto, il luogo dell’identità. Identità che si è evoluta, oggi, nel concetto di spazio personale.
Con lo Smart Working stiamo assistendo ad una trasformazione, al passaggio dal concetto di space a quello di place. Ed ecco che dal concetto di ufficio tradizionale si passa a quello completamente nuovo di Smart Office.
Gli spazi di lavoro non sono più convenzionali, ma sono volti a favorire cooperazione e comunicazione tra i lavoratori e a potenziare la loro capacità di concentrazione. Il reale spazio di lavoro è quello che incoraggia la creatività delle persone e genera relazioni che superano i confini aziendali.
Quando ad essere agile è l’ufficio
Alla luce di queste riflessioni architetti e progettisti dovranno progettare gli spazi fisici dell’azienda ridefinendo i comportamenti. Prevedere che questi saranno utilizzati in modo flessibile perché saranno fruiti sia come dimensione fisica, sia come dimensione digitale. Un metodo per ripensare e concepire lo spazio in modo coerente con la filosofia della personalizzazione e responsabilizzazione è il modello Activity Based Working che approfondiremo nei prossimi articoli.